I carabinieri forestali della stazione di Fivizzano, insieme ai tecnici di ARPAT e ASL, hanno sequestrato in località Piano della Quercia di Licciana Nardi un capannone che ospita un impianto per la produzione di energia elettrica da biomasse vegetali (legno cippato) in cui sono depositati in modo incontrollato rifiuti speciali di varia tipologia, anche pericolosi.
Negli ultimi tempi i cittadini presenti nei pressi dell’impianto lamentavano il disagio dovuto agli scarichi di un impianto che, secondo le dichiarazioni di chi l’aveva realizzato, non avrebbe dovuto determinare impatti negativi sull’ambiente, utilizzando per la produzione di energia elettrica risorse rinnovabili in luogo di combustibili fossili.
Evidentemente qualcosa non ha funzionato, spiegano i carabinieri, visto che i cittadini lamentavano l’emissione di esalazioni sgradevoli e nauseabonde in grado di causare malesseri a chi era più esposto. Sembra che l’impianto, di recente installazione, non abbia funzionato con continuità tanto che in occasione di precedenti controlli, risalenti alla fine del 2018, l’impianto è risultato inattivo, vanificando la possibilità di effettuare le dovute verifiche.
Nelle ultime settimane il problema delle esalazioni si è riproposto in modo serio e così su sollecitazione del comune, martedì 26 marzo, i tecnici di ARPAT e ASL, insieme ai carabinieri forestali ed a personale del comune di Fivizzano, si sono ripresentati all’impianto. L’impianto risultava era stato fermato da poco ma da esso fuoriusciva ancora un fumo acre che in breve ha determinato una situazione di disagio, in particolare alle vie aeree, per lo stesso personale impegnato nel controllo.
Oltre alle problematiche relative alle emissioni in atmosfera i tecnici ARPAT ed i militari hanno constatato all’interno del capannone la presenza di grandi quantità di rifiuti di vario genere, accumulati in modo disordinato, talvolta miscelati, e senza alcuna indicazione sulla natura e pericolosità dei diversi materiali, quindi in assenza di ogni cautela e in palese contrasto con le prescrizioni di legge.
Molto abbondanti le ceneri, suddivise in alcuni cumuli privi di delimitazione e copertura, tanto da risultare suscettibili di dispersione da parte del vento che ha soffiato intensamente in questi giorni. E’ stata inoltre rilevata, all’interno di numerosi serbatoi in plastica, la presenza di varie migliaia di litri di un liquido scuro dall’apparenza oleosa, derivante dal processo di funzionamento dell’impianto e con ogni probabilità contenente catrame ed idrocarburi. Da alcuni dei serbatoi il contenuto si disperdeva sul pavimento, mentre un’ulteriore quantità di liquido nerastro è contenuta in vasche interrate di cui non è stato possibile rilevare le dimensioni.
Tra le differenti tipologie di rifiuti sono state rinvenute batterie, bidoni contenenti probabilmente olio esausto, filtri dell’olio e dell’aria di autoveicoli, detriti da demolizione.
Considerata la gravità della situazione riscontrata, i carabinieri della tutela forestale insieme agli ufficiali di polizia giudiziaria di ARPAT hanno proceduto al sequestro dell’intero capannone per scongiurare ulteriori emissioni potenzialmente nocive ed evitare manomissioni, così da poter procedere a tutti gli accertamenti necessari a tutela della salute delle persone e dell’ambiente circostante, accertamenti che saranno disposti dall’autorità giudiziaria. Al momento risultano deferite all’autorità giudiziaria tre persone per l’illecita gestione dei rifiuti. Tra queste il proprietario del capannone, il proprietario dell’impianto energetico ed il gestore dello stesso. Nei prossimi giorni proseguiranno le indagini per accertare ulteriori violazioni di legge e le specifiche responsabilità dei singoli.