Si è concluso il 30 novembre il corso base di dialetto pontremolese, che ha raccolto oltre 30 iscritti.
Un gruppo davvero eterogeneo: pontremolesi “doc” che vivono in paese, pontremolesi sparsi in tutta Italia, neo-abitanti che stanno scoprendo la Lunigiana; appassionati che amano “filosofeggiare” sul dialetto e principianti assoluti; giovani, meno giovani… e persino una bimba di pochi mesi!
Il corso si è svolto in modalità ibrida, con partecipanti sia in presenza che da remoto, per adeguare l’insegnamento del dialetto alle nuove necessità e modalità di comunicazione.
Le lezioni si sono tenute nella splendida sede del Falò di San Geminiano, un luogo perfetto per un viaggio nelle radici linguistiche, ricco di storia, tradizioni e di quell’atmosfera di comunità che ha accompagnato l’intero percorso.
A guidare magistralmente i corsisti è stato il Prof. Luciano Bertocchi (Bussé), massimo esperto di dialetto pontremolese e autore di opere fondamentali – dal dizionario alla grammatica, fino a testi e poesie.
Tra racconti, curiosità linguistiche, scaramucce bonarie e tante risate, si è viaggiato nella cultura pontremolese attraverso testi e poesie di assoluta bellezza: Al lupo manajo, Al mistér dla tùrta d’èrbi, L’anvensiùn, la satira graffiante de I tëstarë, fino a una poesia perfetta per questo periodo: Nadài d’àutri tempi, per riscoprire il Natale di una volta.
I partecipanti hanno scoperto che il dialetto pontremolese conta ben 17 vocali, che un accento può cambiare completamente il significato di una parola, che la “k” esiste eccome (anche se continua a far discutere), e hanno imparato parole imprescindibili come cunchignèr, trëpia, armüsnèr e skurbḗt.
Non sono mancate espressioni colorite come “don kúi kúi”, e curiosità – che accendono fuochi come falò – sul perché si debba dire “a gh’audéma” e non “a s’audéma”.
Come in ogni corso serio che si rispetti, non sono mancati nemmeno i compiti a casa, affrontati con il giusto mix tra spirito scolastico e goliardia… e immancabile anche il “terzo tempo”, con pane, salame e qualche bicchiere di vino nostrano.
Fuori dall’aula ci sono stati due momenti speciali: una aperi-cena conviviale alla Trattoria Norina con la piacevole visita di Mario Mori, voce dialettale autorevole e amatissima, e una bellissima visita con ricca merenda all’azienda agricola “I Sapori dei Chiosi”, insieme a Nicola Baldini e ai suoi figli, che hanno trasformato il dialetto in un’esperienza a tutto tondo fatta di sapori, racconti, tradizioni e chiacchiere in libertà.
Il corso è stato organizzato da Start-Working Pontremoli e La Targnaga (la “ragnatela”, in dialetto), con il Patrocinio del Comune di Pontremoli e del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.
A coronamento del percorso, è stato consegnato un diploma ufficiale (rigorosamente scritto in dialetto), che certifica l’impegno nel custodire e tramandare una lingua bellissima.
E in molti, alla fine del percorso, hanno già espresso il desiderio di proseguire: c’è chi sogna un evento pubblico in cui leggere e recitare insieme le poesie studiate, chi ha già offerto la propria cantina per delle serata dialettali e conviviali, e chi, con grande entusiasmo, ha proposto di organizzare addirittura un corso avanzato. Segno che il dialetto non solo vive, ma continua a far venir voglia di stare insieme.
