Pubblichiamo integralmente la lettera di un’infermiera di Pontremoli che ci ha scritto per segnalare la situazione critica per chi lavora nel corso dell’emergenza.
“Gentile Redazione, sono Paola Geminiani, un’infermiera che presta servizio presso una Rsa di Pontremoli. Vi scrivo per sottoporre alla vostra attenzione una situazione di grave disagio, che stiamo affrontando nella nostra struttura: durante il periodo di emergenza sanitaria per il Covid-19, da Marzo 2020, si sono progressivamente licenziati molteplici colleghi infermieri, perché assunti dalle Aziende Sanitarie, che hanno assorbito nel loro organico un ingente numero di infermieri, rendendo quindi impossibile anche reperire
nuovo personale.
Questo ha causato un notevole disagio all’organizzazione del lavoro ed un grave disservizio nell’assistenza ai pazienti: la figura dell’infermiere, infatti, è fondamentale per il monitoraggio clinico dei malati e per la somministrazione delle adeguate terapie farmacologiche, ancor di più in un tempo di emergenza sanitaria. Il personale infermieristico rimasto in servizio è quindi sottoposto, ormai da mesi, a ripetuti straordinari, rientri in turno ed a un aumento costante della mole di lavoro.
Oltretutto, in questo periodo di sovraccarico, la burocrazia per gli infermieri è notevolmente aumentata: la Regione Toscana ha emanato un’ordinanza, in merito alle misure di protezione per le strutture socio-sanitarie, nella quale ci viene comunicato che gli infermieri delle Rsa dovranno eseguire, ogni 15 giorni, i tamponi rapidi a tutto il personale ed a tutti gli ospiti ricoverati.
Considerando l’attuale situazione di grave carenza di personale, questa ulteriore mansione è incompatibile con lo svolgimento del lavoro di monitoraggio ed accudimento dei
pazienti. Tanto più che i sindacati dei medici si sono rifiutati di far esercitare tale compito agli stessi, per il forte rischio di contaminazione e sicurezza. Tale preoccupazione non vale però anche per noi infermieri? Nella sopracitata ordinanza, emerge anche l’indicazione di
utilizzare la cartella clinica elettronica o il diario clinico Web-based: tutto questo sarebbe assolutamente utile nella gestione del paziente, tuttavia, vista l’attuale grave carenza di personale e il moltiplicarsi dei loro impegni in una situazione sanitaria così difficile,
è davvero impossibile impegnare i pochi infermieri rimasti in un’ulteriore occupazione, per di più senza che vengano erogati degli adeguati corsi di formazione in merito.
Tutte queste richieste e pressioni sul personale infermieristico, non fanno altro che gravare e complicare il nostro lavoro ed il nostro stato d’animo: ci sentiamo davvero poco
visti ed ascoltati, nella nostra reale condizione lavorativa.
Questa grave carenza ha effetti sfavorevoli non solo sul personale rimasto in servizio, che è costantemente sottoposto ad un sovraccarico lavorativo ed emotivo, ma soprattutto
sugli ospiti anziani, ai quali non è più possibili offrire l’adeguato servizio di monitoraggio ed
accudimento. In questo momento, i media sono spesso occupati a diffamare il lavoro
della Rsa e degli operatori, additandoli come responsabili di tanti disservizi, ignorando però la nostra reale condizione, che ci vede esposti in prima linea, rischiando la nostra vita e quella dei nostri cari, in una situazione di grande stress fisico e psicologico, senza nessun supporto dalle istituzioni”.