8 Novembre 2024, venerdì

Carrara, su Facebook augurano il crollo delle cave con i lavoratori dentro: Feneal Uil chiede il ritorno della pace in città

“Siamo rimasti senza parole. Prima tanta amarezza poi un senso di frustrazione mescolata alla rabbia perché ormai la discussione sulle cave è degenerata e sta lacerando il tessuto sociale del territorio, di Carrara in prima battuta”. A parlare sono i responsabili della Feneal Uil di Massa Carrara, Francesco Fulignani e Daniele Giuseppe Marsili che nei giorni scorsi si sono trovati a leggere un commento su Facebook che andava ben oltre la polemica fra ambientalisti e imprenditori del lapideo augurando il crollo di tutte le cave con i lavoratori dentro.

“E’ stato passato il limite – incalzano Fulignani e Marsili – perché qui non si tratta più di discutere civilmente sul ruolo del marmo per la città, di un’attività estrattiva sicura e sostenibile. Siamo arrivati ad augurare la morte a dei cittadini, a dei lavoratori che fanno il loro dovere per portare a casa lo stipendio, dare da mangiare alla famiglia o pagare il mutuo. Messaggi pieni di rabbia e aggressività che arrivano in un momento estremamente delicato e in un periodo storico in cui il lapideo sta comunque cambiando molto: c’è molta più sicurezza in cava come nei laboratori al piano rispetto al passato, le escavazioni sono regolamentate con precisione e le attività sono tenute sotto stretto controllo dal comune, dalla Regione, da Arpat e dalle forze dell’ordine. Un settore che nonostante lo stop per il Covid19 sta tenendo in piedi buona parte dell’economia apuana e ha pure fatto tante assunzioni in queste settimane anche se le incognite sul futuro sono tantissime. Frasi come queste rischiano di essere la goccia che fa traboccare un vaso già colmo, scatenando tensioni sociali fra cittadini che difficilmente saranno poi sanabili nel breve termine”.

La richiesta dei due rappresentanti Feneal Uil è chiara: “Cerchiamo di riportare la pace in città. Discutere va bene ma nei limiti della normale dialettica politica e civile. Chiediamo anche al comune di intervenire e lanciare un messaggio chiaro di condanna nei confronti di chi si esprime in questi termini. Parole che offendono chi ha perso un proprio caro, morto mentre svolgeva il suo lavoro in cava. E siamo in tanti ad aver perso parenti e amici negli anni passati”. Una denuncia a cuore aperto da parte di Fulignani e Marsili che sul lapideo, poi, cercano di riportare la discussione nell’alveo istituzionali: “Siamo tutti d’accordo che sulle cave ci debbano essere regole chiare e precise, controlli puntuali. Ma è anche vero che queste attività devono poter lavorare. E chi sgarra deve poi essere punito. Ma non possiamo chiudere tutte le cave – concludono – e i laboratori: a Carrara il lapideo è essenziale, dal monte al piano. Un settore che dà lavoro a 2.000 persone circa in maniera diretta senza contare l’indotto. Nel frattempo la nautica fa fatica, il porto va a singhiozzo. Salviamo qualcosa a Carrara perché questa è una città che sta morendo, dove di notte si ha quasi paura a camminare perché è tutto spento. Tutto morto”.

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.

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