Si chiama “Dall’alto al basso e poi di nuovo verso l’alto” ed è il progetto che porterà l’Amorfini Garden tra i protagonisti della prossima edizione di Orticolario. In programma dal 3 al 6 ottobre a Villa Erba a Cernobbio, sul Lago di Como, l’evento è uno dei più importanti per il mondo del giardinaggio, con oltre 250 espositori, un concorso internazionale, ospiti e opere di rilievo: quest’anno, su tutti, Michele De Lucchi, archistar (e artista), vincitore del premio “Per un giardinaggio evoluto”. In questo contesto, l’Amorfini Garden – brand nato soltanto l’anno scorso, figlio di Agriflora, aperta nel 2001 – parteciperà come uno degli otto finalisti al concorso Spazi Creativi. L’opera: un’installazione di 140 metri nella quale la terra riprende ed esalta il suo ruolo generativo.
A pensarla, disegnarla e scriverla, il trentenne Davide Boschetti, paesaggista e formatore ormai da qualche anno. «Dal tema dell’edizione e dalle piante fitodepuratrici, protagoniste di Orticolario 2024, ho immaginato l’incontro (possibile) tra minerale e organico». Cosa può accadere, nel mezzo di un cratere, nel mezzo d’un ambiente degradato, perduto? Boschetti immagina semi portati da uccelli e vento, piante infestanti come parietarie, ginestre, plantago, legno, polveri, sassi e muschio. Atto creativo, processo. Cosa può accadere se lasciamo alla natura la possibilità di reagire, di riprendersi il proprio spazio.
«Mi sono ispirato ad esempi esistenti per il mondo. Le piante infestanti, che noi di solito debelliamo, hanno una funzione importante per qualsiasi tipo di ecosistema: il fatto che qui vengano valorizzate è molto bello. Esse sono resistenti, capaci di rispondere ad avversità, siccità, inquinamento, scavano tra sassi e roccia, possono abitare luoghi difficili come il cratere a cui ho pensato: sono la base per ogni ecosistema complesso, aprono la strada a vegetazioni che verranno dopo. Si chiamano “pioniere”, per questo». La sua opera, costruita per il 90% a Monti e poi trasportata in fiera dopo, sfiderà gli altri otto partecipanti dando a tutta l’azienda la possibilità di presentarsi al grande pubblico.
«Partecipare a Orticolario – dice Daniele Amorfini, titolare dell’azienda (Agriflora prima, Amorfini Garden dopo) – è una sfida che ci sta portando a migliorare anche dal punto di vista organizzativo: costruire un’opera a 300 chilometri dalla nostra sede è per noi una nuova avventura, un’avventura che richiede un nuovo assetto. Lo scenario in cui andiamo a competere è internazionale, per noi è motivo d’orgoglio. Mettersi in gioco è importante, lo facciamo spesso. Il mio team sta lavorando e, no, a “condurre” non sono io: è una mia scelta perché loro (quasi tutti giovani e del territorio) possano crescere, gestire responsabilmente un così grande impegno. Ci stiamo lavorando da un anno. A seguire il progetto Davide e poi Andrea Galia per ogni aspetto tecnico, insieme a 3 nostri operai per la realizzazione del tutto. Siamo tesi? Un po’».
Daniele, titolare della sua azienda nel 2001, l’ha vista crescere traslando esperienze e competenze su un’idea precisa di cura del verde, di progettazione di giardini e paesaggio. Con circa 25 dipendenti e un team formato da paesaggisti, agronomi, esperti di marketing e tecnici a vario titolo, negli ultimi tempi sta lavorando soprattutto allo sviluppo e al consolidamento della sua impresa con l’idea di costruire qualcosa di nuovo. «Partecipare a kermesse di questo calibro rientra in questo processo. Tuttavia dobbiamo dosare impegni ed energie perché questo tipo di eventi richiede molto lavoro, le cose da fare qui sono tante e i nostri clienti restano al primo posto». Progetti per il futuro? «Diversi, tra cui un gran vivaio, ma prima di tutto crescere, come stiamo facendo, in modo sano. A proposito di questo siamo alla ricerca di diverse figure: non solo giardinieri ma addetti all’amministrazione, al marketing, alle vendite. Il nostro sogno ha bisogno di persone competenti ed entusiasmo».