mercoledì 16 Ottobre 2024

Il pomeriggio conclusivo di Verdi Parole – Giorno 2

Il lupo, un animale che da sempre è nell’immaginario popolare, nel bene e nel male. Grazie al pomeriggio di domenica, trascorso con gli eventi proposti dal festival Verdi Parole abbiamo potuto saperne di più, conoscerlo attraverso parole di esperti, video, immagini, suoni che hanno catturato tutti i presenti all’ostello La Stele di Treschietto.

Ma non abbiamo parlato solo di animali. Fauna e flora ci hanno accompagnato in un paesaggio che siamo abituati a vedere dalla finestra o durante le nostre passeggiate e non conoscere però fino in fondo.

Carlo Fortunato ha presentato “L’orto delle erbacce. Note di etnobotanica”

Ce ne ha parlato Carlo Fortunato, autore di “L’orto delle erbacce. Note di etnobotanica” che si occupa di tutela e valorizzazione della fauna ittica e di educazione ambientale presso la Direzione Ambiente della Provincia di Alessandria, portandoci nel mondo misconosciuto di tutti quei vegetali che per l’uomo non sono ortaggi o piante ornamentali. Fortunato ci ha parlato dello spopolamento delle zone una volta ricche di storia e brulicanti di vita. Un modo di leggere il territorio attraverso la botanica come simbolo di civiltà, dove le erbe diventano parte dell’alimentazione dell’uomo, attraverso ricette che in pochi oggi hanno tramandato e che si stenta a credere siano esistete davvero ed abbiano rifocillato uomini e donne nella vita di tutti i giorni.

Luigi Molinari

Luigi Molinari, tecnico faunistico del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, ci ha raccontato invece il lupo. Un animale quasi scomparso che è tornato a riprendere residenza nei luoghi dell’Appennino e di gran parte d’Italia. Quasi del tutto scomparso negli anni ’70, il lupo sembra aver capito che gli spazi per lui erano tornati ad essere liberi, ha saputo adattarsi, ha saputo costruire nuovamente dei branchi, approfittando spesso dell’ingenuità dell’uomo, una mancata consapevolezza che si riconosce anche nella marcata disinformazione su un animale selvatico più immaginario che reale.

Molinari ha mostrato attraverso foto e video la vita nella natura dei lupi, di come vengono monitorate le loro “rotte” attraverso le montagne e di come sembrano disegnare precisamente un territorio in cui vivere con la propria famiglia. I radio collari svelano anche note sottaciute su improvvise morti dei lupi, vittime di bracconaggio, bocconi avvelenati e anche scontri tra esemplari di una stessa specie.

Abbiamo proseguito la conoscenza del lupo con Laura Scillitani, autrice del volume I lupi delle Alpi, con illustrazioni di Irene Penazzi, un libro illustrato che ci accompagna alla scoperta di un animale tanto affascinante quanto selvatico. Realizzato in collaborazione con gli zoologi del Muse di Trento, all’interno del progetto europeo “LIFE WolfAlps EU”. Il lupo spesso ha una cattiva fama, soprattutto nelle fiabe e nei cartoni animati, dove viene rappresentato come goffo, malvagio o pericoloso. Ma è davvero così? Il libro di Laura Scillitani sfida i pregiudizi e mostra ai giovani lettori il vero volto del lupo: un carnivoro affascinante e misterioso, che vive in branchi non solo sulle montagne ma anche in pianura. Ogni pagina offre l’opportunità di conoscere meglio i suoi comportamenti e le sue abitudini, studiati dai ricercatori del progetto LIFE WolfAlps EU, che promuove la coesistenza tra lupi e attività umane.

Laura Scillitani ha presentato I lupi delle Alpi, con illustrazioni di Irene Penazzi

Anche Scillitani, attraverso immagini, mostra al pubblico, di piccoli e grandi, la vita sociale dei lupi delle Alpi, che vivono in gruppi organizzati, sono fedeli, giocano tra loro e comunicano con segnali specifici. Condividono la foresta con altre specie, orsi, volpi e tanti altri, in un delicato equilibrio naturale, e si spostano per formare nuove famiglie.

Abbiamo poi chiuso la giornata e l’intera rassegna nel modo più tradizionale possibile, attorno ad una chitarra e ad una voce, un “Viaggio tra le creature magiche di Appennino”: spettacolo di parole e musica di Mario Ferraguti, Giacomo Agnetti e Andrea Gatti. Sedersi fuori dall’ostello in una giornata autunnale, ha fatto riscoprire a tutti il valore della comunità, dello stringersi per ascoltare storie, di persone realmente esistite, di luoghi vicini che sembrano quasi fiabeschi, verdi parole all’imbrunire con le note di una chitarra blues era quello che ci voleva. E se qualcuno ha sentito qualche brivido di freddo è bastata una coperta a risolvere tutto, attorno le parole e il verde degli alberi.