“Quello che poteva essere un plauso alla Regione Toscana per la scelta di non protrarre ulteriormente la chiusura delle attività del commercio autorizzate a riaprire – come invece è successo in altre regioni – ha invece aggiunto incertezza e costi ad una situazione già fortemente compromessa. Se in Toscana si prova a ripartire mantenendo alta l’attenzione sulla salute, e questo non può che farci piacere, dall’altra parte, però, dobbiamo evidenziare che la stessa ordinanza ha contribuito a rendere ancora più caotica la situazione per il piccolo commercio. Dopo i discutibili provvedimenti sulla vendita di giocattoli e cartoleria e la chiusura fuori tempo massimo delle attività alimentari nei giorni delle feste pasquali, l’ultimo provvedimento aggiunge quel tocco di burocrazia di cui proprio non sentivamo la necessità.” C’è soddisfazione ma anche preoccupazione nelle parole del presidente di Confesercenti Toscana Nord Alessio Lucarotti che in queste ore ha raccolto i tanti messaggi di protesta e dubbio di imprenditori alle prese con gli ultimi provvedimenti regionali.
“Prima la scelta di aprire la vendita dei prodotti di cancelleria e giocattoli a tutti i negozi compreso la grande distribuzione, dimenticando le attività specifiche che faticosamente si erano organizzate con le vendite a distanza. Poi la chiusura per Pasqua e Pasquetta comunicata il venerdì pomeriggio, con tanti negozi di generi alimentari che avevano già fatto gli acquisti e raccolto ordinazioni. Infine l’attesa ordinanza di apertura delle attività consentite, ma con la sorpresa stile uovo di pasqua al contrario.” È su questo punto che il presidente Confesercenti Toscana Nord punta il dito. “Prima la salute, questo è il punto su cui siamo tutti d’accordo. Ma quegli 80 centimetri aggiunti nell’ordinanza, che vanno oltre le prescrizioni governative e non sono sostenuti da indicazioni scientifiche portando la distanza minima tra persone a 1,80, da dove vengono? E l’obbligo di sanificazione come deve essere inteso, una raccomandazione di buon senso a pulire i negozi chiusi da un mese e farlo con continuità, o la necessità di certificare la sanificazione da parte di soggetti terzi autorizzati? Sarebbe un onere insostenibile a carico di negozi chiusi da settimane, così come lo è l’obbligo di mettere a disposizione del pubblico a proprie spese disinfettanti e guanti, mentre le mascherine regionali sono distribuite gratuitamente nei supermercati. Dopo un mese senza incassi – continua Lucarotti – senza risorse per pagare i fornitori, ancora in attesa dei 600 euro e senza certezze sulla liquidità straordinaria promessa, intanto chiediamo ai commercianti di pagare la sanificazione, di comprare i separatori, di cercare igienizzanti e guanti che non si trovano se non a prezzi indecenti.”
La conclusione: “Sicurezza e salute avanti tutto. Ma in questo momento lasciamo da parte la burocrazia e proviamo invece a costruire insieme la strada per una ripartenza che sarà complicata, faticosa e costosa ma necessaria. Siamo certi che la regione dei Centri Commerciali Naturali, delle botteghe, dei prodotti tipici e del turismo voglia mettere al centro della rinascita i piccoli commercianti, le attività di vicinato e i negozi tipici, senza creare ulteriori sperequazioni a favore della grande distribuzione.”