Caro Ibrahim,
Ti chiedo scusa a nome di altri miei colleghi che non rispettano il tuo diritto di riposare in pace.
Ti chiedo scusa anche perché altri miei colleghi hanno voluto distinguere la “tua” comunità marocchina dalla “nostra” italiana e hanno voluto aggiungere che comunque tu e la tua famiglia siete stati e siete una famiglia “integrata”.
Ti chiedo umilmente scusa se nella tua breve vita hai dovuto sopportare anche questo, quando la tua comunità era e sarà sempre quella dei bambini. E nient’altro.
Io personalmente credo che tu sia stato un bambino come tanti altri, semplicemente un bambino, un bambino del mondo, vivace, pieno di interessi, semplice. Non credo che a 10 anni sia necessario distinguere tra la tua e la nostra comunità. Forse, e sarebbe comunque una forzatura, si potrebbe distinguere tra la nostra sovracostituita visione del mondo da adulti e la tua innocente e limpida osservazione da un punto di vista che non c’è più.
Davanti ad un caso come il tuo si dovrebbe rispettare il silenzio, costruirlo se non c’è, scriverlo, con poche parole, pretenderlo dagli altri. Davanti alla tua foto è davvero opprimente dover scrivere qualcosa, lo faccio per chiederti umilmente scusa e dirti che mi dispiace.
Potresti essere stato mio figlio, a questo ho pensato dal primo momento in cui ho appreso del fatto che tu, in quella piscina, non saresti tornato più a galla da solo. Ti chiedo scusa se qualcuno, nella tua morte, ha visto un momento da sfruttare per vendere qualcosa in più ad un pubblico che tra poco non pagherà più comunque. È un atteggiamento che non riesco a mandare giù e ti chiedo scusa.
Questo perché, Ibrahim, avevi 10 anni, ed il mondo tra un po’ sarebbe stato anche tuo, saresti stato comunque parte di un’unica comunità, quella umana, che comprende il posto dove sei cresciuto e tutti gli spostamenti che nella tua breve vita hai potuto fare.
Caro Ibrahim, scusa.
Hai il diritto di giocare fino alla fine dei tempi. Una cosa che vorremo fare anche noi, ma che la nostra mortalità e dubbia moralità da adulti purtroppo non permette.
Ciao.
Diego Remaggi
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.
Post Simili
Aggiungi un commento
Chi siamo
- Chi siamo
- Giornalismo
- Privacy Policy
- Marketing
- Servizi
Informazioni
L’Eco della Lunigiana è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Massa con il numero di registrazione 196/1 del 04/2015.
Iscrizione ROC. N. 36086.
© 2025 Eco della Lunigiana. Un design ThemeSphere, rielaborato in redazione