lunedì 23 Dicembre 2024

Province: un risparmio risibile dalla riforma del 2014. Solo 26 centesimi a cittadino, lo 0,001 della spesa pubblica

Solo 26 centesimi a cittadino. È questo il magrissimo risparmio generato dalla legge 56 del 2014, quella di riforma delle Province: questo corrisponde allo 0,001 in termini di spesa.
L’unico risparmio è quello collegato all’azzeramento dell’indennità degli organi politici (52 milioni). Sull’altro piatto della bilancia però c’è l’aumento di 36 milioni dei soli costi del personale passato nelle Regioni e nei Ministeri (oltre 12 mila dipendenti ex provinciali). Quindi il risparmio netto totale è di 16 milioni, 26 centesimi a cittadino per l’appunto.
Il conto della serva lo ha fatto l’Unione delle province italiane nel corso di un incontro a Roma sull’oggi e il domani di questi enti, per semplificare il paese e migliorare i servizi.
Un risparmio pagato a caro prezzo: alle Province sono stati tagliati oltre 3 miliardi di risorse (alla nostra provincia sono stati prelevati circa 28 milioni solo negli ultimi tre anni)  per i servizi essenziali ai cittadini che hanno di fatto bloccato per cinque anni la manutenzione ordinaria (-43% della spesa corrente dal 2013 al 2018) e la capacità di investimento delle Province su servizi essenziali (-71% di risorse per gli investimenti dal 2013 al 2018).
Eppure i km di strade da gestire da parte delle province non sono calati (130 mila chilometri  a livello nazionale, 670 locale) e neanche le scuole secondarie superiori in gestione  (7.400 scuole secondarie superiori, una trentina di edifici localmente per circa 8 mila 500 studenti).
E il pregiudizio sulle Province continua a pesare: negli ultimi provvedimenti per la crescita, le scuole secondarie superiori sono state escluse dai finanziamenti per l’efficientamento energetico, e non un euro è stato stanziato per aprire i cantieri, per cui abbiamo già progetti pronti, per mettere in sicurezza strade, ponti e gallerie”.
“È fallito poi completamente  – è stato detto nell’incontro romano – l’obiettivo della semplificazione, anzi, le Regioni hanno accentrato funzioni amministrative. Così nel Paese abbiamo ancora oltre 1.700 enti strumentali, e più di 7.000 società e consorzi vari, oltre 300 Ato Acqua, Gas e Rifiuti che a livello provinciale, svolgono compiti che potrebbero essere assegnati alle Province. Con un risparmio reale, ma soprattutto realizzando quella semplificazione indispensabile che ci chiedono prima di tutto le aziende”.

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.

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