Parte questa settimana la seconda fase di indagini sulle acque della falda apuana nel Sin/Sir, passaggio preliminare e indispensabile alla bonifica unitaria della falda e quindi dell’area.
L’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni lo ha ribadito oggi nel corso della riunione tecnica che si è tenuta presso la Prefettura di Massa con i Comuni di Massa e Carrara, Arpat, Asl e Sogesid (la società “in house” del Ministero dell’Ambiente che svolge il ruolo di soggetto attuatore dello studio ambientale in corso e dei successivi interventi previsti dall’AdP 2016).
Terminata anche questa fase 2 delle analisi, sarà possibile utilizzare tutti gli elementi raccolti per costruire il modello matematico capace di studiare come si muovono la falda e i contaminanti presenti.
Da qui, la base per costruire finalmente il progetto di bonifica unitaria della falda per la quale la Regione Toscana ha disponibili 25,5 milioni di euro frutto dell’Accordo di programma siglato nel 2018 che rinnovava quello del 2016. Di questi, 21 milioni sono provenienti dal Fondo Solidarietà e Coesione 2014-2020 (CIPE); 1,5 sono nuove risorse regionali ai quali si sommano 3 milioni del precedente accordo del 2016.
Avendo la Regione Toscana la responsabilità della attuazione dell’accordo, assieme al Ministero dell’ambiente, al Comune di Massa e al Comune di Carrara, con il supporto degli altri enti interessati (ARPAT, Azienda USL Toscana Nord Ovest e Gaia spa), partecipa, coordinandolo, ad un tavolo tecnico dedicato, che ha l’obiettivo di supervisionare costantemente le varie attività.
“Ci troviamo qua non perché scopriamo oggi che c’è inquinamento nella falda – ha detto l’assessore Fratoni -. La vicenda è lunga trent’anni, ma il dato nuovo rispetto al passato è quello che risale a due anni fa, ovvero quando il presidente della Regione Enrico Rossi ha ottenuto dall’allora ministro dell’ambiente Galletti lo stanziamento di 21 milioni per bonificare quest’area con un intervento risolutivo. Oggi siamo qua ad aggiornare un quadro conoscitivo di una situazione che peraltro è stata ben presidiata in questi anni dagli organi di controllo e dai Comuni che hanno emesso le opportune ordinanze”.
“Tutto questo – ha proseguito – non avrà tempi biblici, ma arriveremo ad avere un progetto alla fine dell’anno. Il nostro obiettivo è restituire alla comunità il suo territorio in tutte le sue sfaccettature: aree residenziali, produttive, ad uso agricolo e così via. Il progetto di bonifica adesso va realizzato velocemente e abbiamo bisogno della collaborazione di tutti. Da parte nostra posiamo dire che la cabina di regia prevista dall’accordo di programma e coordinata dalla Regione, si riunirà periodicamente per monitorare l’avanzamento dei lavori e il rispetto rigoroso dei tempi e dei nostri incontri terremo informata la cittadinanza, perché vogliamo che questo percorso sia il più trasparente e partecipato possibile. Come amministrazione regionale saremo al fianco dei cittadini per sanare una ferita profonda”.
I tempi
Terminata questa seconda fase di indagini, che si calcola possa finire a giugno, si passerà alla realizzazione del modello matematico ovvero un modello idrodinamico che farà da guida ragionata agli interventi di bonifica. Realizzato questo, a fine ottobre, si passerà alla progettazione della bonifica: l’obiettivo è che sia pronta alla fine del 2019.
Il progetto di bonifica al momento pensato come un sistema di emungimento e trattamento delle acque di falda che integri gli interventi già in atto ad opera dei privati, sulla base delle analisi fatte e delle prossime, potrà essere opportunamente strutturato in modo differenziato a seconda dei contaminanti e dell’area da bonificare.
Cosa succede nella fase 2 delle indagini
La fase 2 della campagna ambientale, effettuata come la prima da Sogesid con il supporto di Arpat per quanto riguarda le analisi chimiche, sarà svolta in “fase di morbida”, cioè in un periodo dell’anno il cui il livello della falda è più alto, rispetto alla prima fase effettuata a fine novembre scorso quando il livello dell’acqua era è più basso (detta infatti “fase di magra”).
Anche questa fase riguarderà, oltre alle aree industriali ricomprese nel perimetro della Zona Industriale Apuana, anche tutte le aree residenziali limitrofe, confinanti o interconnesse all’ex polo chimico industriale apuano che sono o possono essere state esposte a rischio di inquinamento, tra cui le località Partaccia, Bondano, Casone, Ricortola, Marina di Massa, Alteta, Tinelli, Castagnola di sotto, Codupino, Marina di Carrara, Avenza, Murlungo e Nazzano.
Dopo che le analisi consegnate ad aprile (prima fase) hanno confermato la contaminazione della falda con 149 punti campionati, la seconda fase riguarderà un numero inferiore di punti, circa 60 di quelli già campionati, approfondendo lo studio in quelle aree che nella fase 1 hanno mostrato le maggiori criticità.
A questi 60 punti si aggiungeranno però altri 13 nuovi punti di campionamento prelevati da altrettanti nuovi piezometri nelle zone considerate più critiche le cui operazioni di realizzazione stanno concludendosi in questa settimana.
In alcuni di questi piezometri verranno effettuate prove di tracciamento sulla falda e di portata, necessarie ad acquisire tutte le informazioni per la costruzione del modello dinamico della falda utile a capire come questa si comporta e come si muovono le sostanze inquinanti.
A questo si aggiungeranno infine le analisi isotopiche, anche di alcuni elementi chimici presenti all’interno dei contaminanti più pericolosi, esami molto sofisticati e complessi, che serviranno a individuare in pratica la fonte dalla quale i contaminanti arrivano.