Domenica 11 maggio alle ore 10.30, a Ca’ Lunae delle Cantine Bosoni, in Via Palvotrisia 2, Castelnuovo Magra, lo scrittore spezzino Marco Ferrari presenta il volume Il partigiano che divenne imperatore, edito da Laterza. All’iniziativa interviene l’assessore alla cultura del Comune di Castelnuovo Magra, Stefano Spinetti.
L’evento è organizzato, in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, dal Comune di Castelnuovo Magra in collaborazione con le Cantine Lunae Bosoni, l’ANPI Val di Magra, l’Istituto Storico della Resistenza e l’Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna.
Tra saggistica e romanzo, il libro di Marco Ferrari narra le avventure di tre antifascisti italiani, reduci dalla guerra di Spagna, scelti dai servizi segreti francesi e britannici per organizzare la resistenza in Etiopia agli occupanti fascisti. Si trattava di Ilio Barontini, di Anton Ukmar e dello spezzino Domenico Bruno Rolla.
Una storia in cui si respira l’odore acre del Novecento ma che potrebbe uscire dalle pagine di Graham Greene. Il partigiano che venne nominato vice imperatore d’Abissinia è appunto Ilio Barontini (Cecina, 28 settembre 1890 – Scandicci, 22 gennaio 1951), perseguitato dal fascismo. Fuggì da Livorno nel 1931, raggiunse l’apparato clandestino del PCd’I a Parigi, si trasferì in Unione Sovietica e, nel 1936, fu inviato nella guerra di Spagna, diventando l’eroe della battaglia di Guadalajara, dove le brigate internazionali sconfissero i fascisti.
A Parigi venne scelto da etiopi, francesi e britannici per una missione rischiosissima: organizzare le forze partigiane abissine che dovevano resistere alla conquista fascista. Raggiunse le zone sotto il controllo della resistenza attraversando Egitto e Sudan con le credenziali di Hailé Selassié trascritte su fazzoletti di seta per sfuggire al controllo nemico.
Nell’estate del ’39 venne raggiunto da Anton Ukmar, ex ferroviere sloveno conosciuto in Spagna, da Bruno Rolla, antifascista arcolano, dal colonnello Paul Robert Monnier del Deuxième Bureau, il servizio di informazioni militari, che morirà poco dopo, e dal segretario del Negus, Lorenzo Taezaz.
Mussolini aveva conquistato, con l’uso dell’iprite, i villaggi e le città più importanti, la ferrovia Addis Abeba-Gibuti e le principali vie di comunicazione, ma una parte considerevole del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi.
Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini, composto da piccole formazioni mobili, e venne nominato dal Negus, in esilio in Gran Bretagna, vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari Ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, La voce degli Abissini, tanto da diventare una leggenda.
La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre italiani intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum, dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme.
Rientrato in Europa, Barontini organizzò la resistenza prima in Francia e quindi in Emilia-Romagna, e partecipò alla liberazione di Bologna. Nel 1946, per il PCI, divenne deputato all’Assemblea Costituente nella circoscrizione di Pisa e Livorno e, nel 1948, venne eletto al Senato della Repubblica, dove fu segretario della commissione Difesa. Morì a Scandicci nel 1951, all’età di 60 anni, in un incidente stradale.
Marco Ferrari, scrittore spezzino, per Laterza è autore di Mare verticale. Dalle Cinque Terre a Bocca di Magra; L’incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte, tradotto in tutto il mondo; Ahi, Sudamerica! Oriundi, tango e fútbol e Alla rivoluzione sulla Due Cavalli, con Ritorno a Lisbona 50 anni dopo.