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San Venerio all’isola del Tino

Si guarda ma non si tocca. San Venerio ha fatto il miracolo di aprire ai visitatori l’Isola del Tino. Il 13 settembre, giornata dedicata al santo protettore di questa puntina estrema delle Spezia, di Portovenere insomma, di Tino e Tinello, è stata celebrata una messa da mons. Luigi Ernesto Palletti, vescovo della Spezia-Sarzana-Brugnato; con annessa benedizione delle imbarcazioni radunate. In realtà era stato pensato un altro momento, quasi di avvicinamento al rito religioso epperò pensato per raggiungere fisicamente ed entrare in un Isola del Tino, l’Isola della Luce, quasi sempre chiusa ai visitatori. 

Il comandante marittimo Nord, ammiraglio di Divisione Pierpaolo Ribuffo, coadiuvato dal comandante di Marifari La Spezia, C.F. Mario Greco con il suo staff e dalle Associazioni Cai (Club Alpino Italiano) La Spezia, Amici dell’Isola del Tino Odv, Percorsi nel Blu, Soccorso Alpino, Protezione Civile, Life on the Sea, avevano immaginato di rendere fruibile l’Isola a visitatrici e visitatori nelle giornate di sabato 10 settembre e domenica 11 settembre (https://www.navigazionegolfodeipoeti.it/). Ma le condizioni del mare hanno costretto all’annullamento della due giorni. A favore, almeno, d’una navigazione intorno all’Isola per lo stesso martedì 13. Il giorno del santo del Tino. 

L’Isola, essendo un sito militare, normalmente è off-limits. Seppure due volte al mese, per l’interno anno, apre le sue porte a scuole, enti e associazioni che ne facciano richiesta. La terra dell’Isola di Luce è profondamente legata all’idea stessa del patrono dei faristi, San Venerio, non a caso il faro dell’Isola che fa tre segnali in codice di luce è a lui titolato. 

Seconda isola di un arcipelago in parte selvaggio, il Tino racchiude tra le sue fronde tante storie dall’epoca dei romani, fino ai giorni nostri con elementi militari. Storia che è oggi sottoposta a studio. Nel 2021, infatti, è stata condotta una prima campagna, durata un mese, e ne sta per partire una seconda e che durerà cinque settimane. Eppure la notizia più bella è che una campagna di scavi importante andrà avanti per almeno 3 anni sul questa isoletta approdo essenziale.

Aurora Cagnana, della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per Genova e La Spezia ha recentemente fornito alcuni elementi delle esplorazioni in un convegno spezzino: “Nel 2021 sono stati rinvenuti reperti appartenenti all’epoca romana e risalenti al primo insediamento dell’isola e notevoli resti murari relativi al monastero, alla prima struttura di ricordo di San Venerio e anche strutture sepolcrali posteriori al monastero. Abbiamo trovato una sepolutura plurima, contenente almeno quattro individui adulti cronologicamente collocabili tra il XII secolo e prima del XXIV secolo. Sono tra quelle numerose persone che si vollero far sepellire al monastero di San Venerio e Santa Maria ‘pro remedio animae’ per avere un posto da ricordare affinché qualcuno pregasse per la loro anima, ossia i monaci“. La prossima campagna di scavi è prevista a partire al 20 di settembre, con particolare attenzione alle strutture murarie. 

Nel frattempo il CAI, che da 30 anni cura la sentieristica dell’Isola, ha fatto realizzare la nuova cartografia del Tino insieme alla realtà culturale Amici dell’Isola del Tino e Percorsi nel Blu. E queste soggettività così importanti per la valorizzazione dell’Isola proporranno alla Marina Militare e alla Soprintendenza una sorta di percorsi di cultura, natura e scienza, posizionando a breve dei qr code nei posti più significativi dell’Isola. Gli amici dell’Isola Tino e Percorsi nel blu, grazie al contributo della fondazione Carispezia, hanno inoltre intenzione di presentare un lavoro di ricerca su natura e storia dell’Isola di luce. Per bambine e bambini, invece, sono state già consegnate in anteprima alcune mappe create con l’artista spezzino Davide Besana. Sempre martedì. Quando con partenza dalla Passeggiata Morin prossima al Porto Mirabello, grazie alla collaborazione dei Battellieri della Navigazione Golfo dei Poeti, ancora Amici del Tino ha inventato un tour in barca attorno all’Isola. Con racconti, letture, e testimonianze dall’Isola di Luce e un concerto che ha sublimato la navigazione con Ilaria Biagini e Davide L’Abbate.

Il Tino, piccola isola dell’arcipelago di Portovenere nel golfo della Spezia, è un triangolo roccioso che raggiunge i 121 metri s.l.m. Isola di natura pressoché incontaminata, di storia e leggende, sito archeologico e zona sacra, perla di luce, con il suo faro, luogo di sperimentazione tecnica, il Tino è isola della Marina Militare e, dal 1997, Patrimonio dell’Umanità. “Custodire, valorizzare e far conoscere questo immenso patrimonio – ha sottolineato sul battello Elisabetta Cesari, dove è pure cominciato il tesseramento per l’anno in corso – è l’obiettivo dell’ Associazione Amici dell’isola del Tino. Tutti possono entrare a far parte di questa storia millenaria e contribuire a scriverne una nuova pagina”. Attracco di Fenici e Greci, l’Isola del Tino fu abitata per decenni dai romani, come testimoniano i ritrovamenti di cisterne, monete e navi onerarie al largo delle sue coste di roccia segnata. “Il Tino – aggiungono dalla realtà sociale – però entra nel mito sul finire del VI secolo d.C. divenendo l’isola di un Santo marinaio, Venerio, che qui visse da eremita accendendo fuochi notturni per guidare i naviganti. Dopo di lui, per quasi un millennio, fu abitata e coltivata da monaci, fu meta di pellegrinaggi europei e preda di pirati ed eserciti. Divenne bastione di difesa, cava di marmo Portoro e luogo militarizzato”.

Il faro di San Venerio fu costruito dalla Regia Marina nel 1840, ed oggi è oggi gestito dal Comando Marifari Spezia. 

Presidiata da guardiani, palestra addestrativa del Comando Subacquei e Incursori Teseo Tesei, dal Tino il Faro ogni notte fa lampi di luce per i naviganti fino a 25 miglia marine. 

Nunzio Festa
Nunzio Festa
Autore, collaboratore di Eco della Lunigiana per la zona di Sarzana e La Spezia
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