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Nasce il progetto "Exit" per le giovani donne, tornare a vivere e lavorare dopo la pena è possibile

Per un anno sei ragazze in uscita dall’Ipm saranno seguite da un team di professionisti per allontanarle definitivamente da contesti delinquenziali e di sfruttamento

Scontata la pena, fuori dal carcere c’è un mondo con cui è difficile confrontarsi.

Soprattutto se si tratta di ragazze minorenni o poco più che adulte. Giovani, fino a 25 anni di età, che raccontano storie di violenze subite, matrimoni precoci e combinati, con un’infanzia mai vissuta segnata da angherie, percosse e sfruttamento. Per molte di loro essere riavvicinate alla famiglia o al contesto originario significherebbe condannarle a rivivere tutto dall’inizio.

Serve una via di uscita, un percorso di autonomia che prosegua il recupero e le renda artefici in positivo del proprio destino. È questo il significato del progetto Exit – finanziato con il contributo di Fondazione Carispezia nell’ambito del Bando Aperto 2018 – che mette insieme due realtà importanti che operano nell’ambito del sociale a Massa Carrara: l’Istituto penale minorile (IPM) per sole donne di Pontremoli e la Cooperativa Sociale Serinper, con sede a Carrara.

A spiegare i dettagli è il presidente di Serinper, Alessio Zoppi: “L’attività di recupero dell’Ipm di Pontremoli rappresenta un’eccellenza unica in Europa dato che tratta fino a 16 ragazze, minorenni e giovani adulte, dai 14 ai 25 anni. Occorre però rinforzare i progetti di reinserimento sociale e lavorativo una volta che le ragazze siano uscite dall’Istituto, raccogliere quanto di buono fatto fino a quel momento. Una staffetta che preveda percorsi di autonomia, inserimenti residenziali e in borsa lavoro, tirocini formativi e apprendistato. Tutto ciò che possa servire ad allontanare definitivamente queste ragazze da contesti delinquenziali e di sfruttamento”.


 

Molte delle giovani dell’Ipm sono straniere e in gran parte condannate per reati contro il patrimonio che derivano da organizzazioni che sfruttano a tal scopo i minori. Dietro ci sono storie di privazione e violenza, di infanzie “rubate”, percosse e costrizioni di ogni genere. “Non vogliamo che queste donne tornino di nuovo ambienti delinquenziali – precisa l’amministratore di Serinper, Enrico Benassi – dopo il grande lavoro che viene fatto all’Ipm. Il progetto Exit conta di poter farsi carico di 6 di queste ragazze ogni anno e avviare un’attività complessa che le dia loro la possibilità di reinserirsi nella società civile con sostegno e un riparo per circa un anno tramite in un gruppo appartamento protetto in Lunigiana. Si tratta di realtà sociali composite, lontane dal contesto penale, che servono a riavvicinarsi alla società civile evitando processi di etichettamento o ghettizzazione. Per ciascuna di loro sarà elaborato uno specifico progetto educativo individuale. Saranno inviate dall’Ipm e seguite da operatori di Serinper: una collaborazione essenziale. È prevista anche la possibilità di percorsi di inserimento nel mondo del lavoro per dar loro modo di diventare autonome una volta terminato il progetto Exit”.

“Con questo progetto – conclude il direttore dell’istituto penale minorile, Mario Abrate – possiamo innescare un circolo virtuoso che porti all’incremento di inserimenti in strutture protette, sicure e di crescita per le giovani in uscita dall’Ipm. Cambiare gli stili di vita delle nostre ragazze è possibile ed è uno degli obiettivi educativi principali della Giustizia Minorile. Terminata la competenza penale occorre una progettazione individualizzata in grado di accompagnarle in un percorso di autonomia che possa raccogliere quanto di buono fatto in Istituto. Cosa che potremo fare grazie alla collaborazione con Serinper in questo progetto finanziato da Fondazione Carispezia, che ringrazio.”

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