20 Aprile 2024, sabato
14.2 C
Fivizzano

Questo “Fascismo Eterno”

In queste ultime settimane, complici anche alcuni dolorosi fatti di cronaca, è stato posto sotto esame il fastidioso rigurgito fascista delle masse all’interno del nostro paese, già allargato oltre i confini nazionali in tempi non sospetti. Se qualcuno si chiedesse come mai, verrebbe facile rispondere che il fascismo di per sé non è mai morto, la sua psicologia e la sua visione del mondo hanno preceduto la sua forma storica del ventennio mussoliniano e le sono sopravvissute. Umberto Eco ce lo racconta benissimo in un breve pamphlet derivato da un discorso da lui tenuto nell’aprile del 1995 alla Columbia University di New York pubblicato quest’anno da La nave di Teseo con il nome di “Il fascismo eterno”.

Doverosa premessa: il discorso di Eco si rivolgeva ad un pubblico ben preciso, i giovani americani all’indomani dell’attentato di Oklahoma City, e racconta di alcuni fatti storici che per gli italiani possono sembrare scontati, ma non lo sono affatto considerando la pletora di fatti storici negativi accaduti in Italia prima della seconda mondiale.

A differenza di tanti altri totalitarismi il fascismo col tempo è diventato un termine che si adatta a tutto perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti e lo si potrà sempre riconoscere per fascista. “Togliete al Fascismo l’ imperialismo e avrete Franco o Salazar; togliete il colonialismo e avrete il Fascismo balcanico. Aggiungete al Fascismo italiano un anti-capitalismo radicale (che non affascinò mai Mussolini) e avrete Ezra Pound. Aggiungete il culto della mitologia celtica e il misticismo del Graal (completamente estraneo al Fascismo ufficiale) e avrete uno dei più rispettati guru fascisti, Julius Evola”, sostiene Umberto Eco.

Al di là delle possibili componenti sociologiche o storiche, il fascismo rimane una sorta di virus latente all’interno della società, trasformandosi giustapposto in qualcosa di “perenne”, pericoloso e nonostante tutto contingente a qualsiasi periodo storico di riferimento. Umberto Eco divide il suo esame dell’ur-fascismo in 14 punti il primo dei quali, importantissimo, risulta “il culto della tradizione” che implica un pressoché totale rifiuto del modernismo e della riflessione, motivato come culto dell’azione e totale diniego del pensiero umano, presentato come una forma di evirazione (Goebbels era solito imprecare contro chi studiava definendoli: “Porci intellettuali”, “Teste d’uovo”, “Snob radicali”, “Le università sono un covo di comunisti”).

Molto interessante è il punto 5 di cui parla Eco: “l’Ur-Fascismo cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza. Il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi. L’Ur-Fascismo è dunque razzista per definizione”; che ben si lega al punto successivo in cui viene spiegato come il fascismo derivi dalla frustrazione individuale o sociale delle classi medie, frustrati dalla crisi economica o politica.

“A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l’Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese”, ma ci sono anche casi in cui l’ossessione di un complotto può venire anche dall’interno come nel caso del nazismo e degli ebrei.

Punto 12: Dal momento che sia la guerra permanente, sia l’eroismo sono giochi difficili da giocare, l’ut-fascista trasferisce la sua volontà di potenza su questioni sessuali. È questa l’origine del machismo (che implica disdegno per le donne e una condanna intollerante per abitudini sessuali non conformiste, dalla castità all’omosessualità). Dal momento che anche il sesso è un gioco difficile da giocare, l’eroe Ur-Fascista gioca con armi, che sono il suo Ersatz fallico: i suoi giochi di guerra sono dovuti a una invidia penis permanente.

Per l’Ur-Fascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. Dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete. Avendo perduto il loro potere di delega, i cittadini non agiscono, rimangono a vedere come spettatori a teatro.

A ragione del suo populismo qualitativo, l’Ur-Fascismo deve opporsi ai “putridi” governi parlamentari. Una delle prime frasi pronunciate da Mussolini nel parlamento italiano fu:
“Avrei potuto trasformare quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i miei manipoli.”
Di fatto, spiega Eco, trovò immediatamente un alloggio migliore per i suoi manipoli, ma poco dopo liquidò il parlamento. Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore di Ur-Fascismo.

Viene facile ad un finissimo intellettuale spiegare ciò che il fascismo è stato e cosa potrebbe essere, data la sua conclamata latenza. Eco lo fa a metà degli anni ’90 quando eravamo storicamente sul finire del ‘900, le torri Gemelle erano ancora in piedi e il senso di smarrimento del ceto medio non era ancora così marcato. Il libro “Il fascismo eterno, 50 paginette di facile lettura, sono un grande richiamo alla memoria di quello che l’ur-fascismo è stato ed è ancora, nei suoi tratti ben precisi e nella sua psicologia. Esso una concezione del mondo e della società i cui assiomi continuano a sorreggere discorsi politici, razzisti, xenofobi, classisti, sessisti, che hanno l’unico scopo di rafforzare il potere che già esercitano sull’ordine sociale.

Nel 1995 Eco scrisse per Repubblica un intervento circa i suoi discorsi tenuti in America: “L’ Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse “Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane”. Ahimè, la vita non è così facileé L’ Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’ indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo”.

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.
News feed
Notizie simili